
Prima di entrare nell’argomento occorre premettere alcune considerazioni “personali” (che in genere non faccio mai) ma che serviranno per spiegare alcune scelte che abbiamo operato in Simmetria nel corso degli anni. Per questa ragione anche il titolo si presta volutamente a un bisticcio: “simmetria” sia come aspetto percettivo sensoriale, esteso a tutte le discipline dell’Arte, sia come nome della nostra "arcaica" associazione.
Come molti dei nostri amici ben sanno, dal 1970, congiuntamente alla raccolta di alcuni antichi strumenti a fiato, a corda e percussivi connessi alle usanze rituali, shamaniche o comunque religiose di varie etnie, iniziai a studiare le radici tonali e armoniche legate sia alla voce umana sia alle varie tipologie degli strumenti. In tale entusiasmante ricerca, assai poco erudita in verità, ma estremamente pragmatica, mi fu inizialmente di grande aiuto l’insegnamento della scuola Shivaita siddha facente riferimento a swami Muktananda e anche lo studio dei lavori di Pir Inhayat Khan. T


Con tale premessa ho spesso aperto la mia casa a incontri "dal vivo" con la musica, la filosofia, la danza, la composizione geometrica senza porre grandi distinzioni specialistiche e stabilire confini settoriali; a tali incontri con l’Arte abbiamo sempre affiancato i consueti seminari in associazione, aventi invece uno scopo prevalentemente didattico.
Il ripristino dell’antica usanza del "simposio" e dell'effettiva "musica da camera", in luogo della più asettica esibizione cattedratica o teatrale (apparentemente democratica, ma in realtà estremamente più estraniante), è sembrato sia a me che ai miei amici e colleghi assai opportuno per bilanciare almeno un po' il precipitoso decadere dell’educazione, della "cortesia" (intesa come attitudine propria della corte), del senso della vita, del rispetto, del ricordo della gens, della famiglia, dell’armonia: insomma dei "valori" principiali che si rifanno alla Mousiké.



Esecuzione musicale e ascolto
Come alcuni sanno 20 anni fa, forse per Amore ma sarebbe più giusto dire a causa del magico e impertinente intervento di Kairos, Simmetria si è "trovata" a stampare libri coerenti coi propri interessi filosofici, simbolici, spirituali, senza però averne mai avuto la benché minima intenzione né la preparazione tecnica (da cui la gran fatica per cercare mantenere elevata qualità ed eleganza delle pubblicazioni). Ma nonostante il salto nel buio, ormai, grazie al volontariato e all’entusiasmo dei soci e di tutti coloro che hanno offerto i loro prestigiosi contributi, esistono le Edizioni Simmetria, che hanno prodotto più di 110 testi divisi in 8 collane che coprono tutti gli indirizzi di ricerca della nostra Accademia.
Nello stesso modo, oggi Simmetria si trova a produrre o distribuire anche alcuni CD di musica classica o jazz. Produzioni, come al solito, con tirature limitatissime, diciamo pure omeopatiche, realizzate per specialisti, per appassionati; con una particolare ricerca dei testi, delle sonorità, degli scopi. Musica particolare, musica per Amici, musica da raggiungere e da cui essere raggiunti, non per l’iperbolica abilità degli esecutori (che sono comunque assai bravi) ma per l’anima con la quale viene eseguita.


Mousiké è la somma delle Muse? Perciò è un mezzo raffinato di comunicazione spirituale ed emotiva. Tra chi ascolta e chi esegue o compone deve esistere sempre una potente osmosi cardiaca, anzi è assai più pertinente dire sacra. Sì, a volte a interrompere i silenzi o la concentrazione può anche essere accettata e provvida un’invasione caotica, o meglio "dionisiaca", utile ad accompagnare e stimolare l’esaltazione e la rottura dei livelli abituali: ma non la confusione o l’acquiscenza verso l’approssimazione, la confusione, lo stordimento fine a se stesso. Musicisti, artisti e pubblico dovrebbero perciò vivere in una sola atmosfera collegiale, scambievole, profonda, rispettosa e stupita. Ai concerti seguono colloqui o anche "silenzi", scambi di impressioni e considerazioni sul "senso" del suono e del movimento, o dei temi affrontati, senza "personalismi", senza "divismi"; con la maggior quiete dell’anima possibile. Avete presente il contrario delle baraonde da stadio dove si assembrano i cercatori di frastuono e di emozioni facili (quelle con accendino nella notte, e con sciabolate di luce e cori da stadio) o quelle, magari più raffinate, dove il grande esecutore classico smercia (ad alto prezzo ovviamente e non sempre con alta qualità) le sue performaces, aspettandosi adorazioni divistiche? Ecco: questo non fa per noi.
Per cui è evidente che se un musicista "moderno" dovesse sopravvivere coi concerti di Simmetria sarebbe fatalmente spacciato. Soldi niente, gratificazioni di massa ancor meno. Ma una certezza sì: l’incontro con un ambiente speciale, sapientemente privo di blasoni altisonanti "precotti", ma pronto a farsi coinvolgere sottilmente ed empaticamente; impegnato a restituire quello che riceve, a farsi attraversare dal suono e a ricambiare con la poesia, con la filosofia, con la meditazione, con tutto ciò che ogni cultore di Scientia et Prudentia è in grado di donare, seguitando sempre a stupire e a stupirsene. Tale scambio è prezioso per tutti coloro che, lontani da trionfalismi, da autocelebrazioni e comunque dalla sterile superbia dei moderni "gestori della cultura", cercano invece quella Minne di cui parlavano Trovadori, che è il solo mezzo per far crescere le ali alla Bellezza.
Osservazione
Con questo non neghiamo che la musica, la danza e l'arte in genere possano essere "fruite" come spettacolo, ma vorremmo distinguere le due modalità e richiamare il fatto che in questo mondo rutilante e denso di manifestazioni centrifughe, appariscenti e frastornanti, un ritorno a una dimensione centripeta, meditativa e contemplativa è utile.
Con questo non neghiamo che la musica, la danza e l'arte in genere possano essere "fruite" come spettacolo, ma vorremmo distinguere le due modalità e richiamare il fatto che in questo mondo rutilante e denso di manifestazioni centrifughe, appariscenti e frastornanti, un ritorno a una dimensione centripeta, meditativa e contemplativa è utile.
Gli strumenti
Non è questo lo spazio per fare un trattato sulla musica e sui mezzi per eseguirla, anzi, per viverla, ma vorrei accennare ad alcuni aspetti che crearono molti problemi all’interno delle comunità pitagoriche di 2500 anni fa e che sono alla base del modo per esperire, studiare ed eseguire la "musica" anche in Simmetria. Uno per tutti il complesso rapporto tra numeri primi, numeri irrazionali e poi la loro conciliazione proporzionale negli strumenti a fiato e a corda.
Molti sostengono, ad esempio, che l’arpa (la lira, la cetra etc.) nascano dall’arco, primo strumento a corda che, nello scoccare la freccia emette un suono particolare, ma con frequenza determinata, mentre il flauto consente passaggi irrazionali, connessi alla variabile e discontinua emissione del soffio. Ma indipendentemente dalle origini mitiche di ogni strumento (basti pensare al simbolico contrasto fra l’orfica lira (di Mercurio e Apollo) e i dionisiaci flauti (di Marsia e Pan) su cui ci siamo trattenuti in alcuni testi, possiamo differenziare l’emissione del suono (esteriore e acusticamente udibile) in 5 categorie fondamentali (a cui sono riconducibili le infinite sottocategorie):

b) pizzico (lira, chitarra)
c) strusciamento (violino con l’archetto)
d) agitazione (sistro, sonagliere)
e) soffio (voce, flauto)
Ogni emissione vibrante è resa possibile solo quando esiste una materia che la raccolga e la trasmetta nello spazio e nel tempo. Senz'aria, acqua o terra (metalli, roccia), la vibrazione dell'oggetto non si trasforma in suono, ma soffoca. In assenza di un elemento adatto alla trasmissione della vibrazione (come avviene nel “vuoto”) l’energia (che i fisici mi perdoninino la semplificazione "poetica"), si concentra e nasconde nell’oggetto vibrante e perciò non è udibile, anche se può essere "visibile". Questo strano riscontro fra la visibilità di una vibrazione e la sua udibilità affascinò gli antichi (e affascina ancora i moderni della fisica quantistica) dando luogo a tutte le leggende sull’armonia delle sfere e sulla loro percettibilità.

Ma se gli egiziani distinguevano il cuore in varie forme e lo rappresentavano, nella sua forma più sottile, come un vaso con le "orecchie" ci sarà pure una ragione. E se in tanti testi ermetici o mistici si parla spesso del sentire con gli occhi o vedere con le orecchie, in un apparente bisticcio fisiologico, ci sarà una ragione.




Gli strumenti non sono solo esposti. Vanno resi alla vita, vanno suonati con coerenza e consapevolezza. Hanno una ragione filosofica, simbolica, mistica e rituale, che ne giustifica la forma e il suono. Per cui tenerli in una stanza o nelle vetrine di un museo non ha senso. Un'esperienza meravigliosa di "antimuseo" è quella di Bologna, nella collezione Tagliavini di San Colombano, dove decine di clavicembali e pianoforti vengono costantemente accordati e suonati: ognuno racconta la sua storia ed esprime la sua voce. Questo è un modo intelligente (e rispettoso della musica), per dare un senso alle raccolte di oggetti "viventi".

Suonarli è straordinario, soprattutto in conformità allo scopo sacro per cui sono nati.
Nota: hanno partecipato alle nostre riunioni musicali: l'ensemble di musica barocca Aerochorda; il chitarrista e tenore Franco Todde; il liutista e chitarrista Simone Vallerotonda; il gruppo di musica celtica Fimm; la danzatrice indiana e insegnante Marzia Colitti; l'insegnante e danzatrice Marialuisa Sales; il coro di musica sacra di Simmetria; la pianista, bassista e cantante Letizia Lucchesi; lo studioso di armonici etnomusicologo Antonello Colimberti; il compositore e docente di lettere e filosofia Pierluigi Gallo, il chitarrista e compositore Adriano Lanzi; la cantante Flavia Pasqui; il polistrumentista e liutista Franco Todarello e molti altri che ringraziamo.
Commenti
http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=6266&categoria=5&sezione=&rubrica=
Che vuol dire: ad ogni movimento "interno" dovrebbe accompagnarsi un movimento "esterno" - non contrastante ma complementare per dare a chi non ha, a chi non sa, a chi è meno "fortunato", non per vanità ma "per donare" a chi ha "fame e sete".